Il lato oscuro della SEO

Gran parte delle campagne di web marketing hanno come obiettivo, ancora oggi, il posizionamento sui motori di ricerca. Il tentativo è quello di alterare il “posizionamento naturale” di un sito web per favorire il sito del cliente o il proprio sito. In quest’ottica, fare web marketing significa conoscere l’algoritmo d’indicizzazione dei motori di ricerca per “forzare” le serp.

dart fener

Il rischio è che, per alcune parole chiave, non siano i risultati realmente più rilevanti ad uscire per primi ma quelli dei siti che hanno pagato per ottenere le prime posizioni.

Ovviamente, per far apparire il proprio sito nelle prime posizioni (non tra i risultati sponsorizzati) non basta pagare un buon SEO ma serve un sito di qualità sia a livello tecnico che di contenuti. Detto questo credo sia incontestabile che molte serp siano fortemente influenzate dal web marketing.

Il rischio è quello di peggiorare le serp dei motori di ricerca, strumenti senza i quali ancora oggi è difficile pensare internet.

Credo che sia esperienza comune l’ottenere risultati non soddisfacenti facendo una ricerca su Google. Uno dei motivi, non il principale probabilmente, è che molti siti sono stati “pompati” e spinti in cima ai risultati.

I siti che non meritano di essere in cima alle serp prima o poi crollano, dirà qualcuno. Vero, sicuramente. Ma un sito, per esempio, che meriterebbe l’undicesima o la tredicesima posizione ha possibilità di andare di terza, in seconda o in prima solo grazie al web marketing? Direi proprio di sì.

Che fare?

Smettere di fare posizionamento? Forse. Prima o poi la SEO morirà per davvero…

Io comunque metterei una fiche sui SEO; un SEO professionista ha (dovrebbe avere), come accade per molte altre professioni, una deontologia professionale. Non è il caso, insomma, di accettare ogni lavoro. Evitiamo di posizionare mega-aziende per chiavi non inerenti alla loro attività o per chiavi di interesse, come si diceva un tempo, “sociale”. Orientiamo i clienti verso le parole e le posizioni che è più giusto occupino.

Tempi di crisi, certo, e rifiutare un lavoro è cosa dura. Ma lavorare bene dà comunque più soddisfazione.