Il giornalismo è morto?

In un articolo precedente distinguevo tra due diversi significati dell’informazione: l’informazione giornalistica e l’informazione in senso più generale.

Sottolineavo anche come la parola possa sembrare ambigua, e forse più complicata di quel che è, perché la utilizziamo quotidianamente sia per indicare la singola informazione che per indicare il mondo dell’informazione, o il sistema dell’informazione, ad esempio quando diciamo “l’informazione italiana è pessima”.

informazione giornalistica

Cos’è l’informazione giornalistica?

Si potrebbe intendere l’informazione giornalistica come un sottogruppo dell’informazione generale.

In questo senso si può pensare al giornalismo come ad un “filtro”. In effetti il ruolo primario di un giornale è quello di scegliere, tra la moltitudine di informazioni esistenti, quali meritano di esser pubblicate e quali no.
La scelta delle informazioni rilevanti (che meritano di essere pubblicate) segue alcuni criteri che nel corso del tempo si sono affermati e consolidati.

Si è soliti raggruppare le informazioni di tipo giornalistico in alcune tipologie. Le notizie, ad esempio, possono essere intese come un particolare tipo di informazioni giornalisticamente rilevanti. Il dibattito interno al giornalismo su cosa sia una notizia, su quali notizie vadano pubblicate e quali no, è sicuramente uno dei interessanti.

Le notizie non sono però l’unico tipo di informazioni contenute nel giornale. Molte altre “tipologie di informazioni” affollano ogni giorno i giornali di tutto il mondo. Ad esempio gli articoli di opinione, le interviste, le inchieste…

Leggendo il giornale ci troviamo quindi a fare i conti con una serie di informazioni codificate nel corso degli anni e suddivise in varie tipologie. Il processo di scelta delle informazioni rilevanti (che meritano quindi di andare sul giornale) è un processo continuo con cui le redazioni hanno a che fare ogni giorno. Allo stesso modo è continuo anche il processo di codifica delle tipologie di informazioni giornalistiche.

Ognuna di queste tipologie richiede capacità e competenze differenti, tant’è che vengono spesso affidate a persone diverse.

Uno dei compiti del giornalismo, forse quello più importante e delicato, è quindi questo ruolo di “filtro”, di “setaccio”.

L’idea che oggi abbiamo dell’informazione giornalistica non è quindi legata solo allo strumento con cui una informazione viene diffusa, essa è legata alla pratica giornalistica che negli anni ha messo a punto un certo modo di selezionare le informazioni. Leggendo un articolo di giornale, non è raro sentir dire in tono polemico: “Ma questa non è informazione!”. Con ciò non si intende, ovviamente, che l’articolo in questione non dà informazioni, si intende che tali informazioni non sono “rilevanti”, sono informazioni ma non informazioni giornalistiche, quindi non dovrebbero essere sul giornale.

La rilevanza delle informazioni

Il compito del giornalismo è molto complesso. Quale informazione è rilevante e quale no?

E’ una domanda a cui non si può rispondere una volta per tutte e non vi sono criteri a priori che stabiliscono quale informazione vada pubblicata.

Al di là del problema della valutazione della rilevanza delle notizie, sembra che comunque il giornalismo non riesca più a svolgere in modo soddisfacente questo ruolo di filtro e selezione.

La moltiplicazione delle fonti di informazione (e della quantità complessiva delle informazioni) ha acuito notevolmente il problema del riconoscimento di quale informazione sia rilevante e quale no. Problema che nelle redazioni dei giornali c’è sempre stato, ma che si è come amplificato dal momento che sono aumentati i “luoghi dell’informazione”. E’ un problema di quantità delle informazioni e delle fonti.

A questo aumento esponenziale delle informazioni è stato dato un nome, “information overload”, di cui proverò a parlare in un altro articolo.

Sembra comunque evidente che la quantità di informazioni disponibili sia aumentata in modo esponenziale in questi anni, per molti motivi, alcuni validi altri meno; di fronte a questo flusso immane di informazioni sembra che il ruolo di filtro del giornalismo non basti più, proprio per una mera questione quantitativa.

Dire che siccome sono aumentate sia le fonti che la quantità di informazione allora il giornalismo non ha più un ruolo, non ha alcun senso. E’ vero, in caso, il contrario. Il giornalismo potrebbe avere un ruolo ancora più importante con l’aumentare delle informazioni e dei luoghi dell’informazione. Il punto non sembra essere che “il giornalismo non serve più” ma che “il giornalismo non basta più”, tali e tante sono le informazioni e la velocità a cui viaggiano.

Oltre al ruolo complessivo del giornalismo, è stato messa in discussione anche la professione del giornalista, in modo anche violento, varie volte e anche di recente, come è noto. Frasi come “siamo tutti giornalisti” mettono in discussione l’esistenza stessa del mestiere.

Se effettivamente uno dei ruoli del giornalismo è quello di svolgere questa funzione di “filtro” ciò significa che il giornalista deve possedere almeno una capacità, quella di riconoscere le informazioni rilevanti e quelle che non lo sono.

Si tratta chiaramente di un territorio abbastanza impervio in cui tuttavia ogni singolo giornalista è aiutato da una tradizione consolidata e ormai sedimentata negli anni. Il giornalista quindi delle competenze le ha, o le dovrebbe avere. Si tratta, comunque la si pensi, di competenze che non tutti hanno…

Il giornale e il telegiornale

L’informazione codificata dai giornali si è dovuta confrontare con gli altri mezzi di comunicazione. Un esempio particolare mi viene subito alla mente, il telegiornale.

Penso siano stati proprio i primi telegiornali ad assumersi il compito di tradurre l’ormai consolidata modalità di informazione tipica del giornalismo cartaceo adattandola alla televisione. Anche nei telegiornali (in modo forse ancora più marcato che nei giornali), le notizie sono un po’ il “cuore” dell’informazione giornalistica.

Tuttavia, come nei giornali, anche altre “tipologie di informazioni” si sono ritagliate il loro ruolo all’interno dei tg.

In ogni caso si tratta di “spazi” in cui vengono tipicamente presentate solo le informazioni di tipo giornalistico, giornali e telegiornali prima di tutto (ma anche radiogiornali, alcuni settimanali, i siti delle testate giornalistiche etc.).

Possiamo dire che fruendo un giornale o un telegiornale tendenzialmente ci aspettiamo esclusivamente informazioni di tipo giornalistico. “Tendenzialmente” perché è evidente che anche giornali e tg producano informazione non giornalistica (basti pensare alle pubblicità).

Già con la televisione (probabilmente prima ancora con la radio), poi in modo ancora più evidente con internet, l’informazione giornalistica si è dovuta contaminare con informazioni di tipo diverso in modo molto forte. Programmi come i “talk” politici tipo “Piazzapulita” non fanno esclusivamente informazione di tipo giornalistico. Lo stesso avviene in modo ancora più libero sui blog, sempre per fare un esempio.

Provo quindi a sintetizzare così: l’informazione giornalistica è una certa modalità di approccio, elaborazione, diffusione e soprattutto scelta delle informazioni. Essa svolge un ruolo di filtro che di fronte alla massa delle informazioni disponibili seleziona quelle “rilevanti” per dei fruitori.

Tale informazione è contenuta in primo luogo in degli “spazi” appositi (giornali, tg, etc.) ma anche in altri contenitori con cui è per molti versi dovuta “scendere a patti”, ad esempio blog, talk, programmi d’intrattenimento. Ciò rende in molti casi difficile, e talvolta irrilevante, capire se si è di fronte ad una informazione di carattere giornalistico oppure no.

L’aumento sia delle fonti di informazione che della produzione di informazioni ha messo in discussione l’informazione giornalistica in modo più o meno radicale per cui oggi il filtro codificato dal giornalismo sembra essere insufficiente. Per quanto questo ruolo di filtro sembra essere ancora oggi importante e frasi come “siamo tutti giornalisti” sembrano invece essere difficilmente difendibili, resta tutto da dimostrare che anche oggi il giornalismo sia il modo migliore per approcciare alle informazioni.

In ogni caso i fruitori (noi) ricevono informazioni da moltissime fonti che non hanno solo carattere giornalistico, quindi sostanzialmente il “filtro” ognuno è un po’ chiamato a farselo da solo. Nei modi, ovviamente, che preferisce.