Come definire l’arte: definizioni classificatorie, funzionali e procedurali

Nel post sulla teoria istituzionale dell’arte abbiamo visto come la definizione di arte fornita da George Dickie fosse una definizione classificatoria. Ogni cosa, dalle più semplici alle più complesse, può essere definita in modi diversi. Non c’è, ossia, un solo modo possibile per definire un determinato oggetto o un concetto.

museo

Cosa significa definizione classificatoria?

Per “definizione classificatoria di arte” si intende una definizione che pretende di definire e classificare oltre alle opere d’arte riuscite, anche quelle non riuscite, o “brutte”, indipendentemente da ogni valutazione.

La stessa possibilità di riuscire a definire arte in senso classificatorio è molto dubbia.

Di fatto, come è stato notato […], se si prende alla lettera il senso classificatorio, e non si reintroduce qualche presupposto valutativo, l’unica conclusione coerente dovrebbe essere che qualunque artefatto umano è arte in senso classificatorio. L’identificazione di qualcosa come arte, nonostante quel che sembra apparire al senso comune, non precede ma segue la sua valutazione
[D’Angelo, Introduzione all’estetica analitica, Editori Laterza, Roma-Bari 2008, pp. 20-21)]

La definizione fornita dalla teoria istituzionale è inoltre “procedurale”, ossia si concentra sulla procedura mediante la quale un’opera diviene un’opera d’arte. Definizioni per molti versi differenti da quelle procedurali sono quelle “funzionali” che mettono in evidenza la funzione di un opera nel raggiungimento di uno scopo. Come tali esse non escludono la possibilità di un elemento valutativo all’interno della definizione.

Per chiarire meglio la distinzione tra definizioni funzionali e procedurali possiamo seguire le considerazioni fatte da Stephen Davies a riguardo [Davies, Stephen, Definition of Art, Cornell University Press, Ithaca 1991, pp. 27-38, 46-47; trad. it. S. Davies, Definizioni funzionali e procedurali, in S. Chiodo, Che cosa è arte, UTET, Torino 2007].

Affrontando la questione di cosa sia una “definizione”, Davies sottolinea come «si potrebbe pensare […] che quel che rende una cosa X sia il suo corrispondere (o, in alcuni casi, il suo essere intesa a corrispondere) alla ragione del concetto di X» [Ivi, p. 98].

In alcuni casi è effettivamente così. Un esempio è il caso della nozione di “veleno”. Ciò che rende una sostanza un “veleno” è il fatto che tale sostanza corrisponda alla ragione per cui noi possediamo il concetto di veleno. La nozione di veleno è stata introdotta per sottolineare gli effetti gravemente nocivi di alcune sostanze, questa è la ragione per la quale utilizziamo il concetto di veleno. Quindi ciò che rende una sostanza un veleno è il fatto che essa abbia effetti gravemente nocivi per la nostra salute. “Veleno” è perciò una nozione funzionale, legata cioè alla funzione che svolge.

Una definizione di veleno sarà quindi una definizione che mette in luce la funzione che “veleno” ha, in questo senso sarà una definizione funzionale.

Non tutte le definizioni sono però funzionali. Sempre utilizzando il caso di “veleno”, potrebbe darsi che una volta che la nozione diviene d’uso comune si possa applicare alla nozione un simbolo che serva ad identificarla. «Ad esempio potremmo adottare come simbolo standard dei veleni la rappresentazione stilizzata di un serpente drizzato» [Ivi, p. 99].

Questo simbolo convenzionale viene realmente utilizzato per agevolare la comprensione della funzione della nozione “veleno”. A questo punto, una volta che il simbolo convenzionale si diffonde, si potrebbe dare un’altra definizione di “veleno”, del tipo: “veleno è ciò che viene indicato con il simbolo del serpente stilizzato”. Questa definizione è una definizione diversa dalla precedente, pur appoggiandosi su di essa. Si tratta di una “definizione operazionale”; una definizione di questo tipo è diversa da una definizione “reale” in quanto non analizza la natura di un concetto, ma presuppone una tale analisi.

Un esempio molto particolare fatto da Davies, che chiarisce come alcuni concetti non possano essere definiti funzionalmente, è quello della gentilezza.

La gentilezza è importante per noi per il benessere sociale, che in genere ne è la conseguenza – di solito la gentilezza facilita e incoraggia quel genere di cooperazione dalla quale la vita sociale dipende. Ma se un atto è diretto alla ragione della gentilezza, cioè ad agevolare il corso della vita sociale, allora non è un atto di gentilezza, anche se agevola il corso della vita sociale. Un atto gentile deriva dal desiderio di assistere qualcuno semplicemente perché ha bisogno di aiuto (a condizione che l’azione sia adatta a rispondere al bisogno dell’altro)
[Ivi, p. 100]

La gentilezza, insomma, ha sicuramente una funzione importante, ma non per questo può essere descritta in termini funzionali.

Le definizioni procedurali sono molto diverse rispetto a quelle funzionali, con esse si intende una definizione data sulla base della procedura utilizzata per far sì che un qualcosa abbia luogo. Questi due tipi di definizioni possono coesistere (una nozione può essere definita sia funzionalmente che proceduralmente), possono separarsi, o escludersi a vicenda.

Seguiamo ancora Davies per avere un esempio in cui una definizione funzionale diventa una definizione procedurale. E’ il caso di “eccesso di velocità”:

In passato dire che qualcuno fosse in eccesso di velocità significava dire che stesse guidando in modo pericolosamente veloce. Ma nel corso del tempo la nozione si è convenzionalizzata all’interno dei contesti legali, e ora accade che qualcuno sia in eccesso di velocità se supera un certo limite fissato.
[Ivi, p. 104]

Il passaggio ad una definizione procedurale di “eccesso di velocità” ha ovviamente dei vantaggi, come ad esempio quello di poter giudicare in modo semplice ed empirico, in modo da sanzionare, chi sta guidando eccessivamente veloce.

Si tratta quindi sempre di definizioni, ma molto diverse tra loro. Si può provare a definire ogni nozione in vari modi, ma non sempre il concetto in questione “sopporta” una definizione di un certo tipo. Definire funzionalmente, in modo corretto, “gentilezza”, è impossibile.

Per tornare al dibattito sulla definizione di arte, quella data da Dickie è, quindi, una difinizione procedurale e classificatoria. Una definizione di tipo funzionale è invece quella data da Monroe C. Beardsley.

No Comments Yet

Leave a Reply

Your email address will not be published.