Interpretare le opere d’arte

Il fruitore come interprete

Già la rottura della figurazione, e poi opere come Fountain di Duchamp o Brillo Box di Warhol, sin dai primi del Novecento, sembrano coinvolgere il fruitore in modo ‘nuovo’. Il fruitore di opere di questo tipo difficilmente può rifugiarsi nel ruolo di ‘spettatore passivo’. Viene provocato, spinto, in qualche modo, a partecipare in modo attivo. Talvolta il fruitore viene spinto a divenire interprete.

A tale riguardo sono particolarmente interessanti le osservazioni di Danto. Il critico d’arte statunitense considera l’interpretazione dell’opera una delle proprietà necessarie affinché si possa parlare di opera d’arte.

Mi rivolgo quindi di nuovo alla Trasfigurazione del banale, il libro più importante di Danto; in questa opera un capitolo, il quinto, è dedicato all’interpretazione, che viene legata alla questione dell’identificazione dell’opera d’arte.
Introducendo la tematica Danto scrive:

La questione che dobbiamo affrontare […] è quale connessione vi sia tra l’opera d’arte […] e il comune correlato materiale, ed è la questione a cui mi dedicherò ora. Ovviamente, tale questione coinvolge quella che chiamerò «interpretazione», e la mia tesi è che, quale che sia lo statuto dell’apprezzamento, questo deve essere in qualche modo una funzione dell’interpretazione. Non siamo così lontani da uno slogan della filosofia della scienza, secondo cui non si danno osservazioni senza teorie; così, in filosofia dell’arte, non si dà apprezzamento senza interpretazione. L’interpretazione consiste nel determinare la relazione tra un’opera d’arte e la sua controparte materiale.
[A. Danto, La trasfigurazione del banale, cit., p. 137]

L’interpretazione secondo Arthur Danto

L’interpretazione è il filo che unisce l’opera d’arte e la sua controparte materiale che, come abbiamo visto, non sono per Danto identiche. L’analisi da cui parte l’argomentazione è quella di un celebre quadro di Bruegel il vecchio, La caduta di Icaro.

Bruegel il vecchio

Le gambe di Icaro sono infatti marginali rispetto al resto della scena: in primo piano vi è un contadino che ara un campo, più in là un pastore, queste due figure sono su una scogliera che declina in una baia con alcuni velieri, alla destra del veliero più evidente, le gambe di Icaro.

Raffaello Sanzio, Incendio di Borgo, Musei Vaticani, Città del Vaticano, 1514.

Raffaello Sanzio, Incendio di Borgo, Musei Vaticani, Città del Vaticano, 1514.

Questo modo di mettere in secondo piano l’elemento centrale della scena è per Danto una delle caratteristiche del manierismo, come avviene con l’Incendio di Borgo di Raffaello, che sembra abbia dato inizio al manierismo stesso.
Questo dipinto è particolare poiché la sua interpretazione dipende dall’identificazione delle due piccole gambe che emergono dal mare con le gambe di Icaro. Senza questa identificazione di quest’uomo nel mare con Icaro, il dipinto cambierebbe radicalmente senso.

«Si prenda, per esempio, il sole arancione: potrebbe fornire soltanto l’informazione che è una bella giornata, se non fosse in rapporto causale con quel ragazzo nell’acqua che ha commesso l’errore di volargli troppo vicino e di far sciogliere la cera che teneva insieme le penne delle ali: se il sole non fosse lì, il ragazzo non sarebbe qui”».
[A. Danto, La trasfigurazione del banale, cit., p. 141]

E’ un caso esemplare per capire quello che Danto intende quando sostiene che il titolo indirizza verso un’interpretazione dell’opera, in particolare il titolo indica quali sono le intenzioni dell’artista riguardo a come strutturare l’opera.

Sono possibili molte strutturazioni diverse riguardo ad un’unica opera d’arte; interpretare è dare una teoria «su ciò a proposito di cui l’opera è» [Ivi, p. 157]. L’interpretazione fa mutare l’a-proposito-di dell’opera, e così anche la trama di identificazioni artistiche che si reggono le une con le altre.

‘Ogni nuova interpretazione è una rivoluzione copernicana’

La rivoluzione copernicana ha fatto sì che grazie ad un imponente mutamento di prospettiva teorica, l’uomo abbia iniziato a concepire le stesse cose, lo stesso mondo, in modo radicalmente diverso. La terra dal centro dell’universo, e noi su di essa, è stata proiettata nella periferia dello spazio. E questo cambia tutto, anche se l’universo, è materialmente rimasto identico a prima.

In arte, ogni nuova interpretazione è una nuova rivoluzione copernicana, nel senso che ogni nuova interpretazione costituisce un’opera nuova, anche se l’oggetto differentemente interpretato resta, come i cieli, invariato. Un oggetto o è dunque un’opera d’arte solo a condizione di un’interpretazione I, dove I è una specie di funzione che trasfigura o in un’opera: I(o)=opera. Quindi, anche se o è una costante percettiva, delle variazioni in I costituiscono opere diverse
[Ivi, p. 151]

L’interpretazione fa un’opera nuova, dà una nuova identità all’opera d’arte.
Quello che cerca Danto, sin dall’inizio del libro, è la costanza materiale, oggetti materialmente identici, ma di cui uno è arte, l’altro no. E’ così anche nel caso dell’interpretazione; il tentativo di Danto è quello di tenere ferma l’opera a livello materiale, facendola comunque cambiare, trasfigurare. La caduta di Icaro è, materialmente, sempre la stessa, ma cambiando l’interpretazione, nascono opere differenti.

Diventa chiaro in che senso l’interpretazione è una proprietà necessaria dell’opera, è essa stessa che la fa nascere.
Voglio sottolineare come Danto si riferisca ad una modalità comune di fruire, non assegna il compito dell’interpretazione a particolari figure specializzate come i critici o gli storici dell’arte, ritiene che le modalità d’interpretazione siano necessarie a costituire l’identità dell’opera, in ogni caso.

Nell’esempio di Bruegel a dare un’interpretazione e a re-interpretare dopo la scoperta del titolo e l’identificazione delle gambe in mare con quelle di Icaro, è un comune fruitore.

Si potrebbe aggiungere che affinché si abbia effettivamente una “rivoluzione copernicana” occorre che l’interpretazione venga condivisa e divenga nota a molti. In alcuni casi, dopo interpretazioni importanti e attinenti alle opere, effettivamente sembra sorgere un’opera diversa. Parlare del Laocoonte di Winckelmann, del Johns di Steinberg, e infine anche delle Brillo Box di Danto, è cosa non rara ed effettivamente segnala l’importanza dell’interpretazione.

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